9 Ottobre 2025, di Barbara Weisz – PMI.it
Il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in sede di audizione parlamentare sul Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP), ha illustrato le stime sull’andamento dell’economia e fornito nuovi elementi sulla Manovra 2026. In particolare, sulle detrazioni edilizie, che con ogni probabilità saranno prorogate al 50% sulla prima casa. Vediamo tutto.
Detrazioni edilizie in Legge di Bilancio 2026
Il dibattito che si è sviluppato nelle ultime settimane ha già anticipato alcuni dei punti salienti della Legge di Bilancio 2026, che sicuramente conterrà la riforma IRPEF per il ceto medio con l’abbassamento dell’aliquota del secondo scaglione dal 35 al 33%. Giorgetti ha ora fornito anche un elemento che riguarda le detrazioni sui lavori di ristrutturazione edilizia.
E’ un nostro intendimento riproporre e prorogare la detrazione al 50% in modo selettivo, in particolare sulla prima casa.
Ora, non è un’indicazione univocamente chiara, ma lascia intravedere una proroga dell’aliquota al 50% per ristrutturazioni edilizie e riqualificazione energetica della prima casa. Lo scorso anno la manovra ha rivisto al ribasso queste agevolazioni, lasciando la detrazione al 50% solo sull’abitazione principale, abbassandola al 36% per gli altri immobili. I tetti di spesa o di detrazione sono rimasti invariati.
La manovra 2025 aveva previsto per il 2026 un ulteriore ribasso, rispettivamente al 36% e 30%. Ora sembra che ci sia l’intenzione di lasciare la detrazione al 50% sulla prima casa, ma forse non per tutti.
Potrebbe ad esempio esserci una ulteriore selettività in base all’ISEE o al quoziente familiare. Ma per ora sono solo speculazioni, così come non è ancora chiaro se ci sarà un intervento anche sugli altri immobili, lasciando per esempio l’agevolazione al 36%, oppure alzando anche questa al 50%. In base alle parole di Giorgetti, sembra più probabile la prima ipotesi, con eventuali ulteriori limitazioni.
Addio alle agevolazioni 4.0
Un’altra indicazione importante riguarda i crediti d’imposta 4.0 e 5.0 per la transizione digitale e sostenibile delle imprese.
Industria 4.0 non può essere riproposta perché poteva essere fatta quando c’erano deroghe a livello europeo, Industria 5.0 non è stata particolarmente apprezzata, stiamo valutando alcune proposte per spingere le imprese a investire, Industria 4.0 ci è stata bocciata in sede europea e non si può fare, è stata respinta.
Le richieste delle imprese sarebbero più favorevoli agli incentivi 4.0, più semplici da utilizzare almeno nella versione precedente alle restrizioni imposte con la manovra dello scorso anno. Le parole di Giorgetti sembrano indicare che questa strada non è percorribile ma ci saranno interventi in manovra sulle agevolazioni per l’innovazione produttiva.
Altre anticipazioni sulla Manovra 2026
Confermata l’intenzione di agire anche sulle banche.
Abbiamo intenzione di chiedere alle banche in modo concertato un contributo che in qualche modo riteniamo di meritare, poiché il beneficio in termini di rating è andato a tutti anche alle stesse banche. Quindi non ci sarà nessuno istinto punitivo o velleitario però la richiesta di contribuire sicuramente in un momento particolare per il Paese.
Su questo fronte, fra le ipotesi esplorate nelle ultime settimane un nuovo congelamento delle DTA (Deferred Tax Asset): la manovra dell’anno scorso ha già sospeso queste deduzioni fiscali per il biennio 2025-2026, ora di pensa di prolungare la misura.
Infine, la Rottamazione. «Ci stiamo lavorando, ma il tema bastone e carota si impone, non è possibile immaginare una rottamazione all’infinito a beneficio di tutti, bisogna distinguere tra meritevoli e non meritevoli» ha dichiarato Giorgetti. Questo capitolo è uno dei più dibattuto, si parla per esempio della possibilità di una nuova definizione agevolata delle cartelle affidate all’agente della riscossione fra il 2000 e i 2023, ma con una possibilità di rateazione più favorevoli delle passate edizioni della rottamazione. Tendenzialmente, ci sono parti della maggioranza che spingono in questo senso, il ministero del’Economia tradizionalmente frena, bisogna capire in che modo si troverà un punto di incontro.
La sostenibilità della finanza pubblica
Per tutte le misure, il nodo resta sempre quello delle risorse. Ed in questo senso, il punto centrale resta l’incertezza determinata dalla congiuntura internazionale, situazione che suggerisce prudenza.
La sostenibilità della finanza pubblica regola la condotta di questo esecutivo, nella convinzione che sia necessaria ancor di più in presenza di grande incertezza sulle prospettive macroeconomiche future. In tale frangente, solo un uso accorto delle risorse disponibili può infatti consentire di fronteggiare eventuali shock negativi e al contempo proseguire nell’attuazione degli obiettivi prioritari del programma di Governo.
Questo atteggiamento improntato alla cautela, applicata anche alle stime sulla crescita, deriva dall’analisi degli indici macroeconomici che misurano le incertezze geopolitiche e commerciali «cresciuti nell’ultimo anno, molto più che nei precedenti episodi di crisi». Qui viene ribadita una considerazione presente anche nel DPFP, che riguarda le politiche monetarie della Banca Centrale Europea.
L’attenuazione delle pressioni inflazionistiche, che scontano in particolare il calo dei prezzi nel settore dell’energia, ha determinato una revisione delle politiche monetarie restrittive adottate in precedenza dalle principali banche centrali, sebbene con modalità tra loro differenziate. Guardando al contesto europeo, a partire dal giugno dello scorso anno, la Bce ha ridotto i tassi guida di due punti percentuali, portando il tasso sulla deposit facility al 2%, un livello grosso modo neutrale ma a nostro avviso ancora rivedibile dato il contesto di bassa crescita, se non di stagnazione, dell’area euro.
Le stime sulla crescita
Per quanto riguarda la crescita, che per il 2025 è vista allo 0,5%, l’evoluzione della prima metà dell’anno risente di consumi contenuti da parte delle famiglie, un atteggiamento di cautela testimoniato anche dall’aumento del risparmio. La dinamica sostenuta degli investimenti consolida il trend già evidenziato a fine 2024. Le esportazioni sono andate bene nei primi dell’anno, anticipando l’impatto degli attesi dazi USA, e poi si sono normalizzate in linea con i flussi globali.
Il terzo trimestre del 2025 ha mostrato segnali incoraggianti: la produzione industriale appare in ripresa, il fatturato dei servizi è in lento recupero, la fiducia si è stabilizzata e l’occupazione continua a crescere, seppure a un ritmo inferiore rispetto al 2024.
Per la seconda metà dell’anno in corso, le previsioni più aggiornate indicano una lieve accelerazione della crescita congiunturale del PIL, ma anche in considerazione del contesto macroeconomico internazionale, «la stima di crescita annuale è stata prudenzialmente rivista al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla precedente stima di aprile, attestandosi ora allo 0,5%».
In questa cornice, caratterizzata anche dall’attuazione degli investimenti infrastrutturali previsti dal PNRR finanziato dall’Europa, si inserisce la Legge di Bilancio 2026.