9 Ottobre 2025, di Barbara Weisz – PMI.it
Il taglio dell’aliquota IRPEF sul ceto medio produce effetti quasi nulli sui redditi appena sopra il secondo scaglione mentre diventa più consistente tra 35mila e 50mila euro: il vantaggio per il ceto medio-basso è quindi esiguo.
Le stime sono quelle della CGIL, le cui simulazioni svelano anche come il drenaggio fiscale abbia sottratto potere d’acquisto negli ultimi anni al lavoro dipendente anche in presenza di rinnovi contrattuali e riforme IRPEF.
Vediamo tutto.
Come funziona il drenaggio fiscale
Il drenaggio fiscale è la differenza fra l’imposta effettiva e quella che si pagherebbe se le aliquote fossero parametrate all’inflazione. Con i rinnovi contrattuali, gli stipendi aumentano ma non recuperano interamente la perdita del potere d’acquisto. Conseguentemente aumentano anche le tasse, che però non tengono conto conto dell’aumento dei prezzi.
Il sindacato confederale ha presentato le sue stime in vista dell’incontro del 10 ottobre con il Governo sulla Manovra 2026, che dovrebbe contenere la riduzione di aliquota del secondo scaglione IRPEF dal 35 al 33% per i redditi tra i 28mila e i 50mila (l’ipotesi di estenderlo fino a 60mila euro al momento sembra essere stata accantonata).
Le tabelle che seguono mostrano il costo di questa differenza dal 2022 in poi, sia in presenza di rinnovo contrattuale sia per un dipendente in attesa del nuovo contratto. Un lavoratore con un imponibile che nel 2022 era pari a 27mila 794 euro, nel 2024 ha superato i 30mila euro ma il drenaggio fiscale è passato da 150 a 772 euro. L’esempio è emblematico perché in questo caso il lavoratore cambia scaglione di reddito, passando dal primo al secondo.
In assenza di rinnovo, lo stipendio iniziale resta invariato ma il carico fiscale aumenta lo stesso, perché i prezzi salgono mentre le tasse restano immutate: si passa da 148 euro del 2022 a 445 del 2024. Ecco le tabelle:
L’impatto del taglio IRPEF su stipendi e tasse
E veniamo all’impatto del taglio IRPEF sui redditi. Con il reddito minimo del secondo scaglione, ovvero 28mila euro, non c’è nessun beneficio. Con un imponibile di 30mila euro, il lavoratore guadagnerà 40 euro netti all’anno. Per redditi più alti, l’effetto della misura di riforma fiscale si fa sentire maggiormente: 140 euro annui per chi guadagna 35mila euro, 440 euro per un reddito dal lavoro dipendente di 50mila euro.
Tendenzialmente, risultano meno avvantaggiati coloro che sono a cavallo fra il primo e il secondo scaglione mentre il taglio IRPEF ha un effetto più espansivo man mano che si alza il reddito.